Peste suina africana
Misure per prevenirne la diffusione
Cosa è
La peste suina africana (PSA) è una malattia virale [virus della famiglia Asfaviridae] che in Europa colpisce suini domestici e cinghiali.
Non è una zoonosi, cioè non è una malattia infettiva che si trasmette all'uomo, ma è causa di perdite economiche estremamente rilevanti nel settore suinicolo in quanto provoca mortalità degli animali e restrizioni commerciali per la filiera del suino e dei suoi prodotti, anche nel caso in cui si manifesti solo nei cinghiali.
Come si trasmette
La malattia si trasmette per contatto diretto (saliva, feci) con animali infetti e indiretto, attraverso ingestione di rifiuti di cucina contaminati o per ingestione di carni di animali infetti, ma anche tramite materiali e attrezzature contaminati. La malattia può anche essere trasmessa dalle zecche molli del genere Ornithodoros, modalità di trasmissione non confermata in Europa.
Il virus è caratterizzato da elevata resistenza nell’ambiente dove rimane infettante per lungo tempo. È capace, infatti, di sopravvivere per lunghi periodi nelle secrezioni degli animali, nelle carcasse, nelle carni fresche e congelate e in alcuni prodotti derivati da suini e cinghiali infetti; può rimanere infettante per 3–6 mesi in prodotti di origine suina non cotta: almeno per 15 settimane in carne refrigerata, per anni in carne congelata, da 3 a 6 mesi nei salumi.
Quali sono i sintomi
I sintomi della peste suina africana sono simili a quelli della peste suina classica: febbre, perdita di appetito, debolezza, aborti spontanei, emorragie interne con effetti evidenti su orecchie e fianchi. Può verificarsi anche la morte improvvisa. Nel cinghiale alcuni sintomi, come le emorragie cutanee, sono di difficile rilevamento.
I ceppi più aggressivi del virus sono generalmente letali e il decesso avviene entro 10 giorni dall’insorgenza dei primi sintomi.
Per approfondimenti (IZS Umbria e Marche – Centro di referenza) ►►
Diffusione a livello internazionale
La malattia è endemica nel continente africano.
Nel 2007 ha fatto la sua prima comparsa nelle regioni caucasiche per poi espandersi sia in Asia che nell’est Europa. La malattia ha continuato a diffondersi e, alla fine del 2019, era presente in nove Stati membri dell'UE: Belgio, Bulgaria, Slovacchia, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia e Romania. Dal 2020 è presente anche in Germania.
Diffusione a livello nazionale
La malattia è endemica in Sardegna, dove è in corso da anni un piano di eradicazione.
Il 7 gennaio 2022 è stata confermata la positività in un cinghiale trovato morto in Piemonte, nel Comune di Ovada, in provincia di Alessandria. Il virus riscontrato in Piemonte è geneticamente diverso da quello circolante in Sardegna, e corrisponde a quello presente in Europa da alcuni anni.
La situazione in Italia – (IZS Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta) ►►
Situazione a livello regionale
Nel territorio regionale è attiva, sin dal 2019, una sorveglianza passiva rivolta ai cinghiali morti per cause diverse dalla caccia, come previsto dal Piano nazionale di prevenzione della Peste Suina Africana. Dal 7 gennaio 2022 , in accordo con le direttive ministeriali, tale sorveglianza è stata rafforzata in funzione dei nuovi focolai presenti in Italia. L’obiettivo è il tempestivo riscontro dell’infezione (early detection). Questa attività viene attuata attraverso la segnalazione e il controllo diagnostico di tutti i cinghiali rinvenuti morti (inclusi i morti per incidente stradale) e di tutti i casi sospetti (es. mortalità aumentata, sintomatologia riferibile a pesti suine, collegamento epidemiologico). La gestione delle segnalazioni delle carcasse rinvenute viene attuata dai Servizi Veterinari delle Aziende Usl in collaborazione con i soggetti pubblici e privati coinvolti in funzione delle rispettive competenze.
Per approfondimenti consultare il sito della Regione Toscana raggiungibile al seguente link >>